domenica 28 ottobre 2012

Fontamara

di Ignazio Silone
Newton Compton, Roma, 2009


troppo deboli e vili per ribellarsi ai ricchi e alle autorità, essi preferivano di servirli per ottenere il permesso di rubare e opprimere gli altri poveri, i cafoni, i fittavoli, i piccoli proprietari. Incontrandoli per strada e di giorno, essi erano umili e ossequiosi, di notte e in gruppo cattivi, malvagi, traditori. Sempre essi erano stati al servizio di chi comanda e sempre lo saranno. Ma il loro raggruppamento in un esercito speciale, con una divisa speciale, e un armamento speciale, era una novità di pochi anni. Sono essi i cosiddetti fascisti.
Ci sono libri - e anche scrittori; molti, troppi - che vagano nella lista d'attesa delle letture per un tempo indefinito prima di posarsi sul comodino a fianco al letto, nella borsa del portatile o presso altri luoghi meno nobili deputati (anche) alla lettura. Raccolgo quindi un paio di sollecitazioni di amici e inizio il libro più famoso di Silone, pentendomi immediatamente di non averlo letto prima. Fontamara racconta l'impatto sulla vita dei cafoni di un paesino dell'Abruzzo dell'arrivo del regime fascista, dei sempre maggiori soprusi cui i fontamaresi vengono assoggettati con i "legali" raggiri dei notabili e dei "galantuomini", di come il paese - microcosmo assolutamente ignaro di quel che succede nel resto d'Italia e alieno dalla politica - si ritrovi ad essere considerato via via più "sovversivo" per la sua rivendicazione di diritti primari per la sussistenza (l'acqua per l'irrigazione), fino al tragico epilogo. Personaggio-chiave e punto di riferimento per il paese è Berardo Viola, un cafone senza terra con una lucidissima capacità di analisi della situazione, ma vinto da sempre e perseguitato dal destino. Il sacrificio di Berardo nel carcere fascista sarà la molla che farà acquistare ai fontamaresi la coscienza della necessità di un'azione comune, laddove in ogni episodio, fin dalle prime pagine, siamo informati che ognuno pensava ai fatti suoi e aspettava che si compromettessero gli altri. Il giornale dal titolo emblematico Che fare? (vi ricorda qualcosa?) che i fontamaresi stamperanno porterà alla repressione violentissima, a dire che la liberazione resta un miraggio, ma i sopravvissuti racconteranno la storia e la faranno conoscere. E infatti Fontamara fu tanto odiato dal regime fascista da avanzare richiesta alla Svizzera di estradizione di Silone che ivi era rifugiato... come cambiano i tempi; ora in Svizzera ci sono perlopiù i soldini degli evasori!
Silone sovrappone alla vicenda principale molte altre tematiche (la vita dei contadini, la questione meridionale, la religione,...) scrivendo un vero e proprio romanzo corale con uno stile godibilissimo, mai pesante ed infarcito di ironia anche nelle scene più crude (l'interrogatorio dopo lo stupro di massa del Capitolo V); un libro assolutamente da non perdere (magari in un'altra edizione, con un'introduzione migliore di quella, del tutto mediocre, che si legge nella NC).
Resta da capire quanto siano veritieri i ritrovamenti di lettere secondo le quali Silone sarebbe in realtà stato un informatore di polizia, in singolare antitesi con i suoi scritti e con lo spionaggio a cui era sottoposto all'estero. Non tutti ne sono convinti, come si può leggere in Silone sfregiato.

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