sabato 23 febbraio 2013

Leonora Carrington (1917-2011)

Per una lunga serie di motivi discussi ampiamente in altre sedi e che non è il caso di sviscerare qui, l'arte è stata quasi sempre "roba da uomini". Poche le pittrici - per limitarci a questa forma d'arte - che godono di una certa notorietà oltre la cerchia degli appassionati: Anguissola, Gentileschi (grazie alla recente mostra di Milano), Teerline, Kaufman, Cassatt, Morisot, Kahlo, Lempicka e pochissime altre. Il nome di Leonora Carrington non entrerebbe certamente in questa lista; quantomeno non in Italia, dove le sue opere sono pressoché sconosciute, ed è un peccato. Carrington infatti - l'ultima dei surrealisti - sviluppa uno stile personale totalmente autonomo e originale fin dall'inizio della sua carriera artistica, stile che si affinerà poi durante il soggiorno messicano grazie all'incontro con la "cultura magica" di quei luoghi. L'inizio del percorso artistico di Leonora si può far risalire al 1936, quando conosce Max Ernst a Londra ed instaura con lui una relazione che durerà pochi anni ma lascerà un segno profondo. La coppia si trasferisce in Provenza dove Leonora scrive e dipinge ed entra in contatto con il gruppo surrealista. Nel 1939 la Francia entra in guerra con la Germania ed Ernst (che è tedesco) viene internato come "straniero non gradito", rilasciato dopo qualche mese e poi internato nuovamente nel 1940: per Leonora, psicologicamente dipendente da Max, è un colpo durissimo che la porta alla soglia della follia. Fugge verso la Spagna con amici e qui viene internata in una clinica per malati di mente, in cui resterà diversi mesi. Poi la fuga negli Stati Uniti e in Messico, dove si ritrovano diversi esuli dall'Europa e dove vivrà fino al 2011.
Per conoscere la figura di Leonora non c'è di meglio, in Italia, del libro di Tiziana Agnati: Leonora Carrington - il surrealismo al femminile, Selene edizioni, 2007. A partire dalla biografia dell'artista, Agnati ricostruisce alcune linee-guida per penetrare nel mondo fantastico di Leonora, analizzando sia l'opera pittorica che letteraria. Nei lavori del periodo surrealista (in senso "classico"; lei sarà surrealista in aeternum) i temi che corrono sottotraccia riguardano il desiderio di una maggiore libertà di espressione artistica (comunque preclusa alle donne anche dentro il movimento, che le relegava al ruolo di "muse"), riconoscibile nella figura del cavallo che popola i quadri, e l'insofferenza per l'ordine sociale, cui alludono gli animali che figurano nei racconti. Più complesso il mondo del periodo messicano, dove le leggende europee si mescolano con quelle native popolando i quadri di personaggi mitologici, uomini, animali e dei che convivono pacificamente. Vera surrealista "al femminile", Leonora continuerà ad indagare il ruolo della donna nella società e a proporre mondi onirici riconducibili all'elemento femminile, al suo "principio" generatore e magico. Ma attenzione; come ogni buon(a) surrealista, naturalmente, anche Leonora lascia molte cose inspiegate e inspiegabili!
Il libro della Agnati, la cui prima edizione è del 1997, contiene il racconto di Leonora Down below, curiosamente definito come "inedito" ignorando l'analoga pubblicazione Giù in fondo, Adelphi, 1988 (1a ed. 1979). È un testo autobiografico del 1943 con una genesi complessa (scritto, disperso, dettato nuovamente e pubblicato) che racconta un punto di svolta nella vita di Leonora: il suo internamento nella clinica per malati di mente in Spagna, la discesa agli inferi della pazzia ed il ritorno. Leonora ricostruisce lo sconvolgimento profondo che le provocò l'internamento di Ernst, la fuga (su una FIAT!) verso la Spagna, mentre comincia a perdere contatto con la realtà e a sostituirla con i fantasmi della mente, realizzando pienamente sul suo corpo l'esperienza surrealista. Nel mondo deformato di Leonora si aggirano individui con malefici poteri che ipnotizzano Madrid e il mondo, che possono essere liberati solo per via metafisica. Se voi foste stati il console inglese e qualcuno vi avesse raccontato con la massima serietà questa storia, cosa avreste pensato? "Quel bravo borghese britannico constatò immediatamente che ero pazza e telefonò ad un medico [...] il quale fu pienamente del suo parere non appena ebbe modo di ascoltare le mie teorie politiche". Dopo aver vagato per un paio di cliniche, Leonora finisce a Santander, dove lotta, graffia, si appende alle sbarre delle finestre a testa in giù, viene legata al letto e ivi lasciata "nelle mie stesse lordure, urina e sudore" per essere poi trattata a base di Cardiazol, un medicinale che provoca convulsioni, largamente usato negli anni '30 contro la schizofrenia sulla base di principi e dati opinabili e di dubbia efficacia, anche se bisogna dire che da un certo punto di vista Leonora è stata fortunata: esso sarà poi sostituito dall'elettroshock!
Nelle pagine del libro seguiamo la mente di Leonora, il suo corpo che diventa il centro del mondo ("Donna, Dio, Cosmo"), la lotta per raggiungere la conoscenza e le torture inflitte dai medicinali fino alla decisione di "trarre fuori da me i personaggi che mi abitavano", inizio della risalita. Ma la vera "guarigione" si ha proprio con la scrittura: "È il terzo giorno che scrivo e pensavo di liberarmene in poche ore; [...] Eppure devo raccontare la mia storia fino in fondo per poter uscire da questa angoscia".
Al periodo messicano appartiene invece Il cornetto acustico, Adelphi, 1984. Sin dall'arrivo in Messico, Leonora ha stretto un sodalizio umano ed artistico con Remedios Varo - altra artista sconosciuta da noi, morta nel 1963 - ed è entrata in contatto con il movimento femminista negli anni '70. Questi temi si ritrovano nel libro, filtrati dall'immaginario dell'infanzia di Leonora popolato di leggende celtiche, a regalarci la storia di Marion, un'indomita - e praticamente sorda - signora 99enne a cui una carissima amica regala un cornetto acustico. Marion apprende di essere destinata ad un ricovero per anziani, la Confraternita del Pozzo di Luce, dove si trasferirà controvoglia e dove l'immaginario celtico esploderà in una storia che richiama Maria Maddalena, il Graal, vescovi e badesse non proprio ortodossi, streghe e divinità dimenticate, fino alla distruzione dell'umanità e alla sua possibilità di rigenerazione attraverso un'unione tra uomini (o meglio, donne) e animali. Racconto sull'amicizia, sulla vecchiaia-saggezza ("della gente sopra i sette e sotto i settant'anni non ci si può fidare se non sono gatti") che compare anche nei suoi quadri più tardi, sulla forza dell'organizzazione tra donne, sul ribaltamento della "verità", il cornetto acustico è anche e soprattutto un libro divertentissimo dove innumerevoli episodi ci consegnano l'immagine di Leonora riflessa in Marion, una donna che ha sempre combattuto gli stereotipi che la società e l'arte hanno tentato di imporle.

Assolutamente da ricercare gli altri libri di Leonora, in inglese o francese.

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