lunedì 15 luglio 2013

La peste a Firenze di Luigi Sabatelli (1772-1850)


...e vero i miei morti benche le loro membra siano affatto abbandonate (per quanto a mme pare) nonò stante bisognia che anche io Lo Confessi non anno nelloro aspetto l'orror di morte e morte di Peste. Se avessi ritratto de i Cadaveri veri certamente in questa parte avrei guadagniato più ma la difficoltà di mettere, e di aggruppare il cadavere come volevo io mi fece risolvere a sdraiare de i vivi dormienti.
Luigi Sabatelli, lettera a T. Puccini, s.d. ma 1802
Mi rammento bene di quando, alla Mostra del libro antico 2010 a Milano, vidi l'incisione de La peste di Firenze dal Boccaccio descritta di Luigi Sabatelli e di quanto girai intorno a quella stampa per poi "studiarla" (si fa molto per dire...) negli anni successivi. Amedeo me la descrisse - tra l'altro - come l'incisione più grande nella storia dell'arte (sottinteso: tra quelle veramente "artistiche") e certo le dimensioni di ben 64,5x86,5 cm sono davvero impressionanti, oltre a richiedere una non trascurabile padronanza tecnica. Ma da dove nasce questo capolavoro? E qual è la storia del Sabatelli incisore Neoclassico?
Per colmare l'abissale mia asineria ho recuperato qualche informazione su un paio di libri: il primo un piccolo catalogo di una mostra milanese del 1978 sui disegni preparatori per questa incisione (Compagnia del disegno, Miano, 1978); il secondo - certamente più interessante e più facilmente reperibile - un catalogo dei disegni e incisioni del Sabatelli presenti agli Uffizi (Luigi Sabatelli - disegni e incisioni a cura di B. Paolozzi Strozzi, Olschki, Firenze, 1978) con due bei saggi della curatrice e di Del Bravo (quest'ultimo riprodotto tale e quale anche nel primo catalogo).
Le incisioni di Sabatelli vanno circa dal 1793 al 1810 (ne esiste una più tarda, definita mediocre dai testi compulsati) e sono quindi un prodotto della fase giovanile dell'artista, nato nel 1772. Non sono molte rispetto ai disegni: nel catalogo ne sono indicate 36, altre fonti spaziano dalle 15 alla quarantina, a seconda che si considerino solo quelle incise dallo stesso Sabatelli o anche quelle basate su suoi disegni e incise da altri. I temi d'elezione sono mitologici e storici, dai classici alla Bibbia alla letteratura italiana, come vuole il gusto dell'epoca, plasmato dalle scoperte di Pompei ed Ercolano, da Winckelmann, David, Piranesi e dal pensiero illuminista (da non perdere al riguardo la lettura di Gusto Neoclassico di Mario Praz).
La Peste è del 1801 ed è preceduta da uno studio intenso, se i disegni preparatori dovevano essere ben 93. Ne restano una trentina, di cui 12 sono riprodotti nel catalogo della mostra e riportati sul rame finale con poche variazioni, a parte i diversi tratteggi e usi del chiaroscuro che sono consentiti dal mezzo incisorio. La grandiosità della scena è resa in maniera esemplare, pari solo a La visione di Daniele del 1809, mentre le tavole dell'Apocalisse, a parte qualche eccezione, non suscitano in me lo stesso entusiasmo. Tuttavia, è utile riportare un'acuta osservazione dal saggio di Del Bravo: i temi "terribili" o - come si dice - "sublimi" sono sempre resi con illuministico distacco e chiarezza, senza coinvolgimento emotivo. L'ispirazione, l'unità tra vita ed arte e tutta la retorica relativa arriveranno dopo, con il Romanticismo e la Restaurazione. Il Sabatelli seguirà la nuova moda ma abbandonerà l'incisione, lasciando queste tavole come testamento del suo periodo - forse - migliore.
Resta da vedere, non troppo lontano da dove vivo, l'affresco dell'Apocalisse nell'abside della chiesa di Valmadrera, realizzato dallo stesso Sabatelli, per confrontarlo colle incisioni di parecchi anni precedenti (aggiornerò il post dopo la visita...). Un articolo su Sabatelli incisore pubblicato su Emporium del 1937 si può trovare qui grazie al lavoro di digitalizzazione di SNS.