martedì 20 ottobre 2015

Via del diedro

Paolino sul 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Paolino sul 4° tiro.
Tracciato della via.
Torre di Aimonin - Valle dell'Orco
Diedro SO


Paolino dalla sosta, con aria distratta, mentre io cerco di infilare il friend giusto nella fessura del 3° tiro:
– Ah... ti serve il friend del 3 per proteggere la fessura... ce li ho qua tutti e due io...
– (commenti irriferibili)...

Tra le poche certezze maturate in anni di arrampicata spicca una massima incontrovertibile: mai fidarsi delle proposte di Paolino! Così, quando mi lascio convincere a partire il venerdì sera per la valle dell'Orco per dormire nel furgone ed essere pronti la mattina, sfoggio - per usare l'espressione che proferì una studentessa di fronte al mio esame di Elettronica - l'entusiasmo di un Dodo. In programma non può che esserci una delle vie neglette della valle, quelle che nessuno mai ripete (chiedetevi perché!), che però troviamo bagnata sul tratto-chiave del primo tiro. Gran delusione di Paolino, un po' meno del sottoscritto e del resto della compagnia. Si vira allora per la torre di Aimonin, dove l'unica via libera è la via del diedro. Bello tornare dopo tanto tempo in Valle e avere la conferma di essere negati per questo stile di arrampicata!
Accesso: si lascia l'auto nel parcheggio della piazza di Noasca (o appena di là dal fiume) e si prende la strada di fronte che sale verso sinistra, abbandona le case del paese e diviene presto sentiero. Si tiene la destra ad un paio di bivi (indicazioni) e si giunge in una mezz'oretta al cospetto della Torre di Aimonin, nei pressi della partenza delle vie del Pesce d'aprile e dello Spigolo (numerose cordate presenti alla base e lungo le vie). Proseguire verso destra in leggera discesa, costeggiando la parete fino a giungere sotto un evidente diedro dove parte la via.
Relazione: bella via, con percorso logico, nello stile della valle, ovvero quasi interamente da proteggere. Difficoltà non esagerate, ma che richiedono familiarità con le protezioni veloci e con l'arrampicata in fessura; portare friend fino al 3 BD. Le soste (tranne l'ultima) sono attrezzate con due fix, catena ed anello di calata; speriamo che almeno queste non vengano prese a martellate da qualche talebano.
1° tiro: per rocce rotte ed una fessura fino al terrazzo di sosta; 15m, IV+.
2° tiro: a destra della sosta a prendere il diedro (passo iniziale sbilanciante) che si risale per lame e fessure fino al gradino di sosta; 40m, VI-, V+; cinque chiodi.
3° tiro: salire il diedrino sopra la sosta, poi per fessura e breve camino si esce in cima al pilastro; 20m, V, VI, V-; un friend incastrato nel camino.
4° tiro: rimontare il gradino con mugo, portarsi una decina di metri verso destra a prendere una cornice che riporta verso sinistra sotto un diedro obliquo fessurato. Sopra questo si prosegue per placche o sul filo dello spigolo fino ad una pianta dove si sosta; 45m, VI+, IV+; un dado e un friend incastrati, un chiodo. Sosta su cordoni con maglia-rapida.
La via presenta un quinto tiro ormai dimenticato.
Discesa: bastano due calate in corda doppia da poco meno di 60m (sulla via o su una delle soste delle vie alla sinistra). Prima calata dalla 4a sosta alla 2a, seconda calata fino a terra.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

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