martedì 27 febbraio 2018

Ristorante Vecchia Brenta

via Morosone 6
Vercelli


Che si fa quando il fine-settimana non consente di andare a scalare e non si vuole andare in palestra? Ovvio, si va in cerca di vecchie guide di montagna! La peregrinazione ci conduce stavolta a Vercelli, in una nota libreria antiquaria da cui usciamo più leggeri nel portafoglio ma più ricchi di... cultura alpinistica. E per celebrare l'arricchimento spirituale, cosa meglio di un bel ristorante? Se poi pensiamo che le brente erano i vecchi recipienti usati per trasportare il vino, come non entrare?
Il primo impatto non è dei migliori: la sala del ristorante colle pareti lilla e le sedie foderate non si intona troppo colle vecchie colonne e con la predilezione di noi tre per gli ambienti rustici, i bicchieri per l'acqua sono piuttosto terribili; insomma, ci sediamo un po' diffidenti. Menù interessante di stampo tipicamente piemontese. La mia scelta cade sul menu degustazione e, dopo un micro-antipasto, del colore delle pareti non ci importerà più nulla: l'immancabile nonché ottima panissa (riso con fagioli, salame, lardo,...) compare in una padella degna più di una trattoria di paese che di un ristorante di città (è un complimento!) e le porzioni risultanti sono assai generose (anche perché Simone mi cede il suo terzo giro di cucchiaio...). Va da sé che i classici e buoni agnolotti al plin che seguono non ci vengano portati in padella delle stesse dimensioni (nonostante la mia richiesta), ma in un'onesta pirofila.
Arrivano le salse e subito dopo un bollito misto, uno dei miei (tanti) piatti preferiti che non mi deluderà neppure stavolta. Simone opterà invece per il fritto misto alla piemontese. Ormai soddisfatti e ripieni non ci resta che la tartufata, una torta tipica di Vercelli con crema Chantilly ricoperta di sfoglie di cioccolato.
Non ricchissima la cantina, ma con diverse etichette piemontesi. Accompagniamo il lauto pranzo con uno Spanna (nebbiolo delle colline novaresi), La luna nera di Guidetti, un nebbiolo fresco che si sposa egregiamente con i nostri piatti.

martedì 13 febbraio 2018

Barolo DOCG Cannubi Riserva 2000 Fratelli Borgogno

Ѐ un barolo quasi maggiorenne quello che saluta il 2017 e che solo ora si fa largo tra la mia pigrizia nello scrivere, un barolo che viene da una cantina che ha più di un secolo di vita a Cannubi, una delle sottozone, o menzioni geografiche aggiuntive, più interessanti, o vocate, della zona di produzione. Bottiglia acquistata in occasione di un weekend enogastronomico nelle Langhe, quando ancora non avevo venduto del tutto l'anima (e i fine-settimana!) alle scalate su roccia. Un ottimo brasato accompagna la degustazione in una perfetta domenica di nebbia, degustazione purtroppo viziata da una temperatura del vino inferiore a quanto sarebbe stato auspicabile.
Il nostro vino fermenta in acciaio per spendere poco più di quattro anni in grandi botti di rovere, e sei mesi in bottiglia. Brindisi augurale canonico, e via: bei riflessi granati sopra il rubino che colora il bicchiere, profumi un po' costretti all'inizio ma che prendono consistenza e contorno più definito man mano che il bicchiere si ricolma; note speziate, toni floreali.
Bevo amabilmente, tra una chiacchiera e l'altra, tra una forchettata e l'altra, senza far troppa attenzione o "studiare": bassa acidità, tannini morbidi, sentore di frutti rossi. Buon tenore alcoolico, anche se me lo aspettavo un po' più... "potente"; un vino che si lascia bere con soddisfazione e che invoglia a ritornare tra le dolci colline langhigiane.

domenica 11 febbraio 2018

Lecciomania

Sul 1° tiro.
Teo alla partenza del 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Teo sul 4° tiro.
Sul 5° tiro.
Tracciato della via (rosso). In azzurro la Via del 70°.
Parete S. Paolo - Valle del Sarca
Parete E


Battesimo delle vie del 2018 in valle del Sarca, in una domenica dal clima decisamente mite. Il battagliero programma del sabato sera prevedeva un paio di salite, ma la non trascurabile quantità di pinot noir che circola nelle vene durante la serata ci conduce a più miti consigli, e finita la prima salita ci dirigiamo verso Arco... a bere una birra. Hair of the dog!
Accesso: da Arco si prende la via che costeggia il castello ed i Colodri (via Paolina Caproni Maini, poi via dei legionari cecoslovacchi), si superano il secondo campeggio ed i vigneti sulla sinistra e si parcheggia poco dopo in un piccolo spazio sulla destra, in corrispondenza di un sentiero che scende al fiume e di un evidente sentiero che sale nel bosco a sinistra. Si sale lungo il sentiero e si prende il ramo di sinistra che corre ad una certa distanza dalla parete. Quando il sentiero si avvicina alla parete si vede una breve deviazione che porta all'attacco della via (scritta).
Relazione: via che corre all'estrema sinistra della parete, con caratteristiche sportive nei tratti più impegnativi (ben protetti a fix e indicati con gradi francesi) e protezioni classiche (perlopiù cordini in clessidra) nei tratti più tranquilli, valutati secondo la scala UIAA. Utile qualche friend per integrare qua e là. Roccia buona a parte qualche tratto del quarto tiro dove conviene fare attenzione.
1° tiro: salire il diedro, aggirare un saltino sulla sinistra e portarsi alla sosta verso destra. 25m, V-, 5b; due fix (uno con cordone), due cordoni in clessidra, un cordone su pianta. Sosta su due fix.
2° tiro: portarsi verso sinistra ad imboccare un bel diedro che si segue fino al suo termine; 30m, V+, 5a; quattro fix. Sosta su due fix.
3° tiro: salire il muretto fino ad un piccolo tetto, superarlo sulla sinistra e proseguire fino alla cengia; 30m, V+, 5b; due fix, due cordoni in clessidra, un chiodo con cordone. Sosta su due fix e cordino.
4° tiro: salire per roccia non solidissima fino alla sosta. 30m, IV, 4c; tre fix, un clessidra con cordone. Sosta da attrezzare su albero.
5° tiro: salire il muretto a sinistra della sosta fino ad un piccolo tetto che si supera sulla sinistra, per spostarsi poi verso destra ed indi lungo un breve diedro, uscendo su una cengia che si attraversa fino alla sosta. 20m, V, 5a; due fix, tre cordoni in clessidra. Sosta su due fix (uno artigianale con anello).
6° tiro: su lungo il bel muro giallastro fino alla cengia con albero (sosta possibile). Spostarsi a sinistra lungo la cengia fino alla sosta. 20m, 5b; due fix, tre cordoni in clessidra. Sosta su due fix (uno artigianale con anello).
7° tiro: salire la bella placca a sinistra della sosta, traversare a destra lungo una fessura ed uscire alla sommità per un diedro. 35m, 6a (un passo), 5c; quattro fix (due con cordone), tre cordoni in clessidra. Sosta da attrezzare su pianta.
Discesa: seguire la traccia verso sinistra che - con l'ausilio di corde fisse - riporta in breve alla base della parete e al punto di partenza.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.